Carissimi amici della missione Natale 2017.
Eccomi a voi, sempre da Butembo, in questo clima di avvento che ci prepara al Santo Natale.
Prima di tutto ringraziate con me il Signore che mi son rimesso abbastanza in fretta dopo l’operazione di retina all’occhio, e ciò mi permette, sempre con precauzione, di viaggiare per le nostre piste di montagna e raggiungere alcune parrocchie per l’animazione missionaria e la formazione di giovani alla missione. In diverse parrocchie esistono di già dei gruppi di giovani per l’animazione missionaria che incontro mensilmente per i vari ritiri di formazione. Domenica scorsa, per le parrocchie di Butembo, erano presenti più di 400 giovani alla formazione per preparare la festa dell’Epifania, consegnando un sussidio liturgico per l’animazione delle messe. Domenica prossima sarò a Beni per incontrare i giovani delle 7 parrocchie, sempre per la formazione alla missione. Il mese scorso per raggiungere Beni in Toyota ho impiegato circa 6 ore per percorrere i 50km. Infatti la pista era piena di fango a causa delle grandi piogge e centinaia di camion erano fermi nei due sensi di marcia e non si riusciva a passare. A fatica si ci apriva un varco tra una fila di camion e l’altra cercando di non impantanarsi. Sembra che lungo la pista sono stati fatti dei lavori di ripristino e che adesso si passa facilmente. Ne farò l’esperienza sabato prossimo andando a Beni.
In comunità i nostri 25 giovani in formazione fanno dei progressi e promettono bene. P. Eliseo è rientrato in Italia per un servizio a Verona e siamo in attesa di un altro confratello che dovrebbe arrivare a giorni per occuparsi più specificamente come formatore dei 14 propedeutici.
La situazione politica rende sempre più insicura sia la regione che la città. Molta gente a causa della guerra scappa dai propri villaggi resi insicuri e viene a rifugiarsi a Butembo, una città al collasso. Alcune parrocchie sono state prese di mira dalle bande armate e i sacerdoti son dovuti fuggire insieme con la loro gente. Ma anche Butembo non è più al sicuro. Infatti da mesi, ogni notte, ci sono incursioni di bande armate presso le abitazioni di privati cittadini che vengono uccisi e derubati. La Società Civile, un organismo per i diritti umanitari, che ha chiesto più volte la presenza e l’intervento dello Stato, è minacciata e intimidita. Alcuni responsabili della Società Civile hanno dovuto cambiare indirizzo e vivere nell’anonimato. Anche il nostro Vescovo è stato più volte minacciato per degli interventi molto forti in favore della popolazione indifesa e nell’insicurezza più totale. E’ dal 16 luglio che due sacerdoti diocesani congolesi di Butembo sono stati rapiti e non si hanno più notizie. Il Vescovo è da due mesi fuori diocesi, in esilio, per le ripetute minacce. Quando rientrerà? Sembra che chi abbia tradito il Vescovo sia un personaggio a lui vicino del cosiddetto protocollo che avrebbe invece dovuto proteggerlo. Il Giuda di turno è sempre all’interno.
Per cui anche noi missionari ci muoviamo con attenzione e non andiamo più nelle zone insicure.
I prodotti agricoli, come i cavoli, i fagioli, il riso, la farina ecc…, provenienti dalla campagna di villaggi insicuri e su piste non intrattenute, sono aumentati di prezzo e a Butembo la gente fa più fatica nell’acquisto. Non parliamo poi di altri prodotti provenienti dall’estero. In più c’è da dire che la moneta locale, rispetto al dollaro, è stata svalutata dal 70% all’ 80%.
Le famiglie sono sempre di più impoverite e non riescono a pagare il contributo richiesto dallo Stato per mandare i loro figli a scuola. Tanti bambini/e e giovani vengono allora buttati fuori dalla classe per il fatto che i genitori non hanno la possibilità di pagare. Allora cresce il fenomeno di ragazzi di strada, sbandati, facile preda di gruppi armati che ingannano con facili promesse.
Uno dei nostri impegni è quello del recupero di ragazzi di strada offrendo loro un tetto con un letto, del cibo e la possibilità di riprendere gli studi. Da alcuni mesi è arrivata una suora congolese dall’Italia e ci sta dando un forte aiuto con la sua materna presenza a seguire questi ragazzi di strada che chiamiamo “gli amici del Cristo”. Poi, a turno, i giovani dei gruppi di animazione missionaria, fanno a gara a raccogliere dei viveri presso le loro famiglie e nel quartiere per assicurare i pasti caldi “agli amici del Cristo”. I nostri 25 giovani in formazione sono impegnati, preparando un pasto caldo, il martedì e la domenica, a raggiungere altri “amici del Cristo” che vivono ancora lungo la strada.
Con “gli amici del Cristo” che accogliamo in una struttura messa a disposizione dalle Suore Oblate, tutte congolese, dei nostri giovani hanno anche iniziato una catechesi per prepararli ai sacramenti. Alcuni “amici del Cristo” non hanno ancora ricevuto il battesimo.
Per il giorno di Natale, già dall’anno scorso, stiamo preparando per loro e con loro una bella celebrazione della messa e un pranzo natalizio. Saremo una grande famiglia, più di duecento persone.
Cari amici della missione, il vostro aiuto ci è molto prezioso per rispondere a queste urgenze, e vi ringrazio a nome degli “amici del Cristo”.
Non vi parlo dei centinaia di bambini del quartiere, più di 500, che ogni domenica pomeriggio vengono da noi per l’oratorio. I nostri giovani in formazione li fanno giocare, gli fanno vedere un film e i bambini, gioiosi,ritornano a casa con qualche caramella. E quanti bambini ancora vengono a bussare dicendoci che hanno fame!
Poi con molta fatica continuo a seguire i pigmei della foresta per la loro scolarizzazione e cure mediche. Grazie al Centro Missionario Medicinali di Firenze che si è impegnato a inviarmi regolarmente delle medicine sto rispondendo a questa esigenza. Ma non potendo pagare mensilmente degli insegnanti delle scuole pigmei, due insegnanti su cinque delle elementari hanno abbandonato e i bambini sono a casa o vagabondare. A causa dell’insicurezza e delle piste di foresta impraticabili non sono potuto ancora recarmi sul posto a 130 km da Butembo.
In questo quadro di estrema povertà e di insicurezza che ci apprestiamo a celebrare il Natale. Che il Principe della Pace nato nella povertà di Betlemme e nell’insicurezza a causa delle minacce di Erode, per cui con Maria e Giuseppe ha dovuto fuggire in Egitto, sia la nostra forza e la nostra speranza.
Uniti nell’ onnipotenza della preghiera nostra forza, vi auguro un Santo Natale di solidarietà con chi soffre,
a voi p. Gaspare, nomade di Dio in terra congolese.