Pregare per la pace e per le famiglie vittime della violenza: questa l’intenzione che ha riunito ieri sera, 23 novembre, nella parrocchia San Martin di La Paz, almeno un centinaio di sacerdoti, provenienti dai cinque comuni e più di 300 persone, per una celebrazione guidata dal Vescovo della diocesi di La Paz en la Baja California Sur (Messico), Mons. Miguel Ángel Alba Díaz.
Durante la celebrazione eucaristica, il Vescovo non ha tenuto l’omelia, ma ha invitato a restare in silenzio mentre su uno schermo venivano proiettate alcune immagini con il numero delle persone uccise negli ultimi tre anni: “2014-2017, vittime della furia della barbarie umana a Baja California Sur, circa 900 uccisi”. Nella preghiera dei fedeli si è pregato per le famiglie “vittime della violenza”, per coloro che hanno perso la vita in questo contesto, “per tutti gli innocenti che sono morti per la violenza e per i circa 900 morti nella nostra zona”, “perché regni la pace”. Alla fine il Vescovo ha invitato tutti i presenti a seguirlo in silenzio per una processione intorno al tempio con le candele accese.
Il motivo principale di questa celebrazione è stato il terribile omicidio del difensore civico statale, Silvestre De la Toba Camacho. Il Vescovo ha detto che non avrebbe rilasciato ulteriori dichiarazioni al riguardo perché la società è stanca di “discorsi sterili” e ha chiesto che il problema venga risolto dalla radice. La notte di lunedì 20 novembre, Silvestre De la Toba Camacho, presidente della Commissione statale per i diritti umani nella Baja California Sur (CEDHBCS), nel nord-ovest del paese, è stato ucciso da un gruppo di sicari mentre era in strada, al centro della città, insieme alla sua famiglia. Anche il figlio Fernando è morto mentre sua moglie e sua figlia sono rimaste gravemente ferite.
Anche se in passato ci sono stati attacchi contro i difensori dei diritti umani, è la prima volta dalla creazione della figura del difensore civico, nel 1990, che viene assassinato un responsabile istituzionale per la protezione delle garanzie individuali. La Commissione nazionale per i diritti umani (CNDH) ha condannato il crimine e ha ordinato alle autorità di provvedere misure precauzionali per proteggere la famiglia della vittima. Da due anni Baja California Sur subisce un’intensa ondata di violenza a causa della disputa interna tra gruppi criminali per controllare la zona e il cartello di Sinaloa, uno dei più potenti al mondo per il traffico di droga. (Agenzia Fides, 24/11/2017)